Da tempo (prevalentemente fuori d’Italia) è in corso una rinnovata attenzione al pensiero gramsciano. Rileggere Gramsci oggi talvolta stupisce per la sua attualità e riscoperta originalità. Qui riporto uno spunto per me inaspettato: Gramsci come uno dei primi marxisti che riflette sulla questione ambientale strettamente congiunta a quella sociale. Ci vorranno più di 50 anni prima che il tema dell’ambientalismo trovi un qualche spazio consistente nella cultura e nella prassi dei principali partiti della sinistra italiana.
dal sito “lanuovaecologia”
Riflessioni non così scontate neanche per il 1921, a tal punto, dall’essere riscoperte dai partiti della sinistra europea circa mezzo secolo dopo, con la nascita delle prime correnti scientifiche ecologiste, come il Club di Roma. In controtendenza al pensiero marxista che concepiva l’uomo come “frutto delle relazioni sociali”, Gramsci concedeva stessa importanza a un ulteriore elemento dell’equazione, il mondo naturale, arrivando a delineare quello che Holling (“padre della resilienza”) definirà negli anni ’70 come “sistema socio-ambientale”.
“Gli industriali del carbone. Il cui lascito per la Sardegna è la degradazione catastrofica del suo territorio. L’Isola è ancora tutta boschi. Gli industriali ne ottengono lo sfruttamento per pochi soldi… A un popolo in ginocchio anche questi pochi soldi paiono la salvezza… L’Isola fu letteralmente rasa suolo come per un’invasione barbarica. Caddero le foreste. Che ne regolavano il clima e la media delle precipitazioni atmosferiche… La Sardegna d’oggi alternanza di lunghe stagioni aride e di rovesci alluvionati, l’abbiamo ereditata allora”.
A. Gramsci sul “Avanti!, 1919”