“Il Living Planet Index, che misura lo stato della diversità biologica sulla base delle tendenze riscontrate nelle specie dei vertebrati, nella sua relazione del 2018 rileva che un sottoinsieme di 16704 popolazioni (animali) di 4005 specie era calato di un buon 60% nel periodo tra il 1970 e il 2014. …. Nelle acque dolci il declino delle popolazioni si manteneva su una media dell’83%, mentre nelle aree tropicali variava dal 23 all’89%, raggiungendo le punte peggiori nel settore neotropicale (89%) e indo-pacifico (64%).” Per esempio in Europa la rete delle infrastrutture dei 25000 impianti idroelettrici e stazioni di pompaggio, dei quali 21000 sono di piccolissime dimensioni producendo in totale meno dell’1% del fabbisogno energetico europeo, inibiscono l’accesso ai propri habitat naturali (di riproduzione) per anguille, trote, salmoni ed altri pesci migratori provocandone un continuo drammatico calo. Più in generale, circa il 25% delle specie erbivore è in pericolo di estinzione, contro il 15% di quelle carnivore e il 17% di quelle onnivore”. La situazione ormai rischia di divenire irreversibile. Tuttavia sono in atto (con diversa fortuna) molti progetti per contrastare questa tendenza. La missione del “programma Specie globale del WWF è orientata al mantenimento di un Pianeta sano e vitale attraverso tre obiettivi prioritari:
• Ridurre le minacce per le specie a livello locale, ecoregionale e globale
• Stimolare governi e istituzioni a promuovere interventi di conservazione
• Incoraggiare le comunità locali a preservare le specie.”
Quanto sopra è solo un quadro parziale che tuttavia induce a qualche riflessione.
Le contraddizioni: oltre ogni altra valutazione etica, a fronte di una prevedibile crescita del numero degli umani verso i dieci miliardi di individui, si privilegia la produzione dell’1% energetico riducendo sensibilmente una possibile fonte alimentare. Quella stessa necessità (di cibo) che poi induce ad allevare (generalmente in modo inaccettabile) miliardi e miliardi di ovini, bovini e polli con gravissime conseguenze per l’ambiente ed il clima ormai ampiamente documentate e che si vanno ad aggiungere a quelle generate da mille altri “bisogni” e settori di intervento umano.
Le prospettive: Ogni piccolo intervento di tutela, rispristino e salvaguardia ambientale deve concorrere ad invertire questa tendenza ambientalmente annichilatrice. Il piano Locale, quello del singolo intervento (o danno), è dunque tanto importante quanto quello dell’intervento regolatorio generale. Per avere risultati concreti occorre che i due fattori si incontrino in una nuova e diversa prospettiva; una “visone sistemica” e “glocale”.
Sintesi da “Per un nuovo capitalismo” cap.6” di J. Elkington