L’impronta ecologica
Uscire dal supermercato con un carrello ricco di buste di plastica, scatolame e con tanti prodotti che hanno percorso migliaia di chilometri prima di arrivare nella vostra credenza è molto diverso dal fare la spesa con buste di stoffa destinate a contenere solo prodotti locali. In tal modo abbasserete notevolmente la vostra impronta ecologica. Ma che cosa è l’impronta ecologica? L’impronta ecologica è un metodo di misurazione elaborato nella prima metà degli anni ’90 dall’ecologo William Rees della British Columbia University.
Il metodo è stato rielaborato dal suo allievo Mathis Qackernagel, direttore del Global Footprint network, cioè, responsabile del centro ecologico più autorevole e riconosciuto a livello internazionale.
L’impronta ecologica è un indice statistico utilizzato per misurare la richiesta umana nei confronti della natura. Essa mette in relazione il consumo umano di risorse naturali con la capacità della Terra di rigenerarle. cit. wikipedia
Nel 2000 l’Impronta Ecologica collettiva dell’umanità ha superato di circa 23 milioni di chilometri quadrati, circa 0,4 ettari pro-capite, la biocapacità del pianeta, vale a dire la sua superficie produttiva. Questo deficit ecologico, che gli autori definiscono “overshoot” sta a significare che le attività umane hanno superato le capacità, proprie della biosfera, di rigenerazione delle risorse e di assorbimento di rifiuti: una situazione quindi di insostenibilità. Si tratta di una vera e propria liquidazione del capitale naturale, che significa lasciare sempre meno natura alle generazioni future. L’umanità ha superato questo limite di sostenibilità dalla fine degli anni ’70, senza più rientrarvi
Si può anche dire che l’impronta ecologica ci dice quante risorse globali l’umanità consuma; per semplicità (e per comprendere) se fino a 1 è quanto può sostenere il nostro pianeta, attualmente si calcola che mediamente siamo a 1.4. Naturalemente questa è una media – diversa da luogo a luogo – che se la scomponiamo ci dice, per esempio, che ci sono parti del pianeta (nell’occidente) che hanno raggiunto il valore di 6; fatto che a sua volta significa che se tutto il pianeta consumasse risorse nello stesso modo occorrebbero 6 “Terre” per soddisfare la richiesta. Il 24 maggio di ogni anno è il giorno in cui L’Italia va in «Overshoot day»; cioè è il giorno in cui abbiamo finito di consumare le risorse naturali rinnovabili del nostro territorio. Il caso italiano, però, è in linea con molti paesi europei: l’Overshoot day di Germania e Francia è stato rispettivamente il 2 e 5 maggio, il 7 maggio è stata la volta della Svizzera, l’8 del Regno Unito e il 23 della Grecia. Il Qatar e il Vietnam rappresentano due record assoluti: il primo è riuscito a iniziare il proprio debito con la Terra il 9 febbraio, prima di ogni altra nazione, mentre il secondo arriverà quasi a fine anno (21 dicembre) senza pesare sul pianeta.
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