Facebook tiene botta. Il social network barcolla ma non molla. Il titolo del colosso della tecnologia cresce in borsa (+4,5%) e gli utenti continuano – senza esitare – a condividere le proprie ‘informazioni personali’.
L’ammissione di colpa, come aveva già annunciato, ma anche qualche staffilata alla politica complice di non aver maturato norme adeguate necessarie a regolamentare l’uso dei sistemi di scambio sociale digitale. E poi ancora, nel gioco di bastone o carota, il Ceo di Facebook ha precisato che il social è un’azienda tecnologica e non un media. Insomma, sono stati commessi degli errori: “È colpa mia” pronuncia l’informatico e imprenditore statunitense entrato per la prima volta al Congresso, mentre fuori centinaia di persone protestano.
Il nodo da sciogliere riguarda la protezione dei dati degli utenti e la diffusione delle fake news. La testimonianza, durata quasi quattro ore, ha visto l’a.d. sotto torchio per rispondere alle tante domande suscitate dallo scandalo Cambridge Analytica. La società britannica che ha usato i dati personali di 87 milioni di persone per fare pubblicità mirate e aiutare Donald Trump a vincere le elezioni presidenziali del 2016 negli Stati Uniti.
Seppur contrito Zuckerberg, per la prima volta a disposizione dei legislatori americani, ha convinto i mercati. Il copione si ripeterà anche (oggi,) quando il 33enne si presenterà davanti a 55 deputati contro i 44 senatori di ieri. E dopo i legislatori, saranno gli analisti a riempire di domande il Ceo di Facebook quando nella riunione del 25 aprile prossimo Zuckerberg commenterà i conti del primo trimestre del 2018.
Intanto Cambridge Analytica su Twitter ha ripetuto di non avere hackerato Facebook né di avere violato leggi. La società di data mining, usata anche durante la campagna elettorale di Trump, ha ribadito di avere cancellato i dati degli utenti quando Facebook comunicò che il loro utilizzo stava violando le condizioni d’uso del social. Un’inchiesta indipendente, ha concluso l’azienda, punta a verificare che ciò sia avvenuo davvero.
Intanto Wall Street premia il titolo Facebook in borsa. Reduce dal balzo giornaliero maggiore dall’aprile 2016 (+4,5%), Facebook ripartirà da quota 165,04 dollari e con una capitalizzazione di 479,4 miliardi (salita di 17 miliardi nella seduta). A rincuorare gli investitori potrebbe essere stato il fatto che, a detta del trentatreenne, “non c’è stato” un calo dell’uso di Facebook da parte dei suoi utenti. La fuga è stata temuta quando pochi giorni dopo lo scoppio dello scandalo Cambridge Analytica il 21 marzo scorso quando Brian Acton – uno dei due cofondatori di WhatsApp, la app di messaggistica acquistata da Facebook nel 2014 per 22 miliardi di dollari – su Twitter lanciò il movimento #deletefacebook consigliando al popolo della rete di cancellare il proprio account dal social network che vanta oltre 2 miliardi di utenti attivi mensilmente.
da RAI news 11/4/2018